Friday 28 November 2008

Privacy




Privacy e' non invadere gli spazi degli altri, non curiosare nella loro vita, non chiedere neppure le cose che ai nostri occhi appaiono futili, perche' ognuno ha il diritto di non dovere dare spiegazioni della propria vita alle altre persone.

Concetto chiaro, ed anche molto inglese, ma la sua messa in pratica ancora mi sfugge, come quei passi di tango che ormai ho capito ma che non riesco ancora ad eseguire.

Monday November 24th, 2:30 pm, Meeting room A.

Entro e vedo che sono il primo, dei cinque che devono partecipare al meeting, ad essere arrivato; nella stanza c'e' solo il collega inglese che ha convocato il meeting. Ha una vistosa garza che gli fascia completamente il pollice della mano sinistra, e mi viene spontaneo chiedergli cosa gli sia successo.

Nulla di grave, risponde, mi sono tagliato mentre affettavo una cipolla.

Entrano gli altri, tutti inglesi. Due chiacchere introduttive ed il mio collega inizia la presentazione. Ad un certo punto si confonde su un passaggio e per scusarsi butta la' un: "si vede che mi sono tagliato anche la testa oltre al dito". Solo allora gli altri, che lo conoscono tanto bene quanto me, gli domandano come si sia procurato la ferita.

Ho avuto l'impressione che loro non si sarebbero permessi di porre la domanda "a freddo", come invece ho fatto io. Il mio collega, entrando in argomento, e' come se lo avesse "sdoganato" lasciando intendere che non gli dava fastidio parlarne.

Visto che non ero sicuro di questo meccanismo, mi sono riproposto di stare un po' piu' attento al modo in cui comunicano. Non ho dovuto aspettare a lungo.

Tuesday November 25th, 8:30 am, Main Office.

Uno dei miei colleghi inglesi domenica ha portato in ospedale la bambina di pochi mesi, per quella che e' stata diagnosticata poi come una brutta bronchite.

In questi giorni e' comprensibilmente un po' teso. Quando arriva alla sua scrivania, proprio di fronte alla mia, sono tentato da un "ciao, come va? meglio oggi la bambina?", invece mi trattengo e decido di osservare cosa fanno loro.

Un collega inglese saluta con un "everything's ok?" e visto che il primo risponde parlando della bambina, la discussione procede con domande piu' dirette.


Ma ancora una volta solo perche' ha avuto il permesso. Se all' "everything's ok" ci fosse stata una generica risposta "yes it is" sicuramente non ci sarebbe stata nessuna domanda diretta sulla salute della bambina.

Insomma, forse quella che da noi a prima vista viene generalmente interpretata come freddezza o disinteresse, invece e' piu' un chiedere "permesso, posso entrare? (nella tua vita privata)" prima di lanciarsi in domande che potrebbero mettere a disagio l'altro.

A volte lo trovo molto civile, oltre ad avere i suoi vantaggi quando si ha la luna storta, altre mi fa sentire, anche a me, moderatamente latino, un po' frenato, contenuto nelle emozioni. Non ho ancora deciso quale approccio preferisco.

5 comments:

  1. quante sfumature bisogna imparare quando si vive all'estero! crediamo che basti imparare a mettere insieme due parole straniere, invece bisogna imparare a come dirle, se dirle e soprattutto quando dirle.

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  2. Bè, sai che ti dico? Mi sembra così civile...

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  3. itmom -> capito che fregatura? ;)
    LGO -> come fermarsi alle strisce, dire please e thanks, etc....

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  4. Una curiosita': ma tu "privacy" lo pronunci "privesi" o "praivesi"? (scusa per la trascrizione abominevole)

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  5. Laura -> scusa il ritardo della risposta, l'ho intercettata solo ora. Io dico "praivasi". E' una pronuncia un po' meccanica ma puoi guardare qua:
    http://www.dicts.info/say2.php?lang=english&word=%20privacy

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