Monday 24 September 2012


Multicultural

Un collega ucraino, uno australiano ma originario di Taiwan, un paio di spagnoli, una cinese che arriva dallo stabilimento tedesco, un'italiana originaria della Cina, un tedesco, diversi indiani (o più probabilmente inglesi di genitori indiani), un francese originario dello Sri Lanka, una greca ed un'olandese. Ovviamente la banda di noi italiani. E poi, incontrati fuori dal lavoro, polacchi, altri francesi, serbi, croati, russi, argentini, cileni, iraniani.

E poi tutti i possibili incroci: italiani sposati o fidanzati con inglesi, un collega italiano sposato con una ungherese, un altro con una slovacca, un altro in civil partnership con un ragazzo dello Sri Lanka ed ancora matrimoni anglo-francesi, relazioni italo-spagnole, franco-ucraine, e figli inglesi di matrimoni anglo-francesi, relazioni italo-spagnole, franco-ucraine...

Insomma, la società inglese che mi circonda (e qua siamo a Bristol neppure a Londra) è indubbiamente, profondamente multiculturale.

Ok, io sono un expat per cui frequento principalmente expats e la mia percezione è sicuramente deformata ma i numeri del Migration Observatory descrivono, facendo una media, che un buon 10% della popolazione è straniera o cittadina britannica ma di origini straniere.
Ed anche se i problemi di integrazione esistono e, come sempre, si esasperano tra gli strati meno abbienti ed istruiti della popolazione dove paure, frustazioni, difficoltà sono maggiori (come tra l'altro ben illustrò un documentario della BBC girato proprio dietro casa mia) l'effetto a lungo termine, secondo me, è sano.

Le differenze culturali infatti sono tali e tante che uno alla fine le ignora e, dopo la curiosità o la diffidenza iniziale, a seconda del retroterra personale, esse diventano fattori senza importanza; la normalità diventa proprio la varietà, ed ognuno viene giudicato semplicemente per chi è e per come si comporta, non per dove è nato.

Come, forse (vedi cfr 48), scrisse Albert Einstein sul visto di ingresso in US, "razza: umana".

Tuesday 4 September 2012


Optional

"Ho sentito che lunedì prossimo è festa in India, è vero?" chiede Nemo alla fine della conference call, "Si, ma noi ci siamo, la festa è opzionale". "Come opzionale? Che vuol dire opzionale?" E siccome gli ingegneri a volte sono come i carabinieri, a domanda mi hanno diligentemente risposto: "Opzionale vuol dire che puoi prenderla oppure no". "Si si, certo...ecco io intendevo perché è opzionale...". "E' opzionale perché è una festa religiosa".

Interessante!

In effetti in un Paese in cui convivono induismo (80.5%), islamismo (13.4%), cristianesimo (2.3), sikhismo (1.9%), buddismo (0.8%), jainismo (0.4%) - dati da Wikipedia - più sette varie, non si può far festa tutte le volte che c'è una festa.

L'idea della festa opzionale mi piace, chissà se anche in Europa, dove domina una sola religione, si arriverà a tale rispettosa apertura.

Soprattutto considerando che, ormai, per molti Europei, il Natale ha perso ogni connotato religioso per diventare festa puramente consumistica e che, stranamente, proprio in Italia, cuore della cristianità, lo Stato non aiuta la spiritualità della festa suddividendo lo stipendio in 13 mensilità e dando la tredicesima proprio prima di Natale. Perché non darla a Luglio prima delle vacanze estive? Anzi, ancora meglio, facciamo che la tredicesima me la scelgo io in che mese la voglio, oppure facciamo come in UK, Francia, Germania e chissà quanti altri Paesi, dividiamo per 12, che sono abbastanza grande da gestirmi da solo!

Optional ed il sostantivo option vengono dal latino optio. Optio è anche un grado dell'esercito romano: attendente del centurione. Wikipedia riporta "sembra che optio avesse anche la responsabilità di sostituire il centurione nel caso in cui esso fosse stato ucciso o, comunque, impossibilitato a operare, ovvero ne era la sua opzione".

Suggestivo ma non provato. Don't quote me!