Sunday 10 March 2013


Plot

"Miii, Cesare..." si lamenta in siciliano l'attore sullo schermo e penso che gli Inglesi costretti a leggersi dei sottotitoli, inevitabilmente privati delle espressioni dialettali, si stiano perdendo molto.

E' mercoledì sera, tipico giorno da cinema, anche al di qua della Manica (o siete voi, che non state in UK, al di qua?) e sono al cineclub di Bristol catturato da "Cesare deve morire", il film dei fratelli Taviani, Orso d'oro a Berlino 2012. Film intenso ed originale, racconta la storia della messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare nel carcere di Rebibbia, palcoscenico le celle, i corridoi e gli spazi aperti all'interno del carcere, attori i detenuti, i loro diversi dialetti la lingua scelta per recitare.



Ovviamente non ho posto la minima attenzione ai sottotitoli, tranne quelli indicanti i "capitoli" della storia ma mi sono accorto che congiura era tradotto con plot. Che è vero, ma mi ha fatto sorridere perché per me, dopo anni di quotidiano uso di excel, plot è solo un grafico, solitamente di colore rosso e blu (i due colori di default, che a volte cambio con lo stesso spirito rassegnatamente consolatorio del malato a cui, bloccato a letto, non rimane che la possibilità di rigirarsi nello stesso).

Ed invece, guardando sull'Oxford Dictionary of English (OXE, come è comunemente chiamato) congiura è il primo significato di plot, e grafico l'ultimo. In mezzo c'è plot come trama di un racconto e plot come pezzo di terra. Interessante l'etimologia che viene dal francese "complot", ed il fatto che una trama troppo complicata si possa definire plotty.

Per chi fosse in zona Stratford-upon-Avon, Giulio Cesare verrà portato in scena ad Aprile. Per prepararsi (e per tutti gli altri che non hanno la sorte di vivere nella terra del bardo) c'è Youtube. Enjoy the play - altrettanto originale, ambientata questa volta in Africa - and the plot.

Saturday 2 March 2013


Instructions

Oggi parliamo di un tipico aspetto della cultura inglese, che potrebbe essere classificato sotto il nome di "non dirmi che non ti avevo detto come procedere", apprezzabile in linea di principio, ma ormai completamente degenerato nel ridicolo.

Perché io capisco e condivido che nella gestione di un Paese così ricco di culture provenienti da tutto il mondo non si possano dare per scontati comportamenti e usanze, e per cui sia apprezzabile che, per esempio, a Londra delle scritte per terra (look right, look left, con tanto di freccia, per chi non se la cava ancora con l'inglese) ricordino al forestiero pedone in procinto di attraversare la strada da quale direzione le macchine potrebbero arrivare, ma non capisco perché un automobilista non dovrebbe sapere che al rosso ci si ferma:



Ci sarei anche passato sopra, su questo lapalissiano cartello, figlio di quella cultura di cui dicevamo all'inizio, se non fosse che da qualche giorno ho visto un nuovo cartello in giro:



Ed allora io mi immagino il lungo dibattito al Ministero dei Trasporti in cui esperti del traffico e della comunicazione si interrogano sulla completezza logica dell'affermazione "when red light shows wait here" per concludere che quel segnale, implicando solo che i veicoli si fermino, senza dare alcuna indicazione su quando sia lecito ripartire, rischi di mettere il Paese di fronte a code infinite ma giustificate, dirò di più, quasi sconsideratamente sollecitate dall'autorità e che bisogna lanciare subito, senza indugi, una campagna di ritiro dei vecchi cartelli, logicamente difettosi, per sostituirli con un inequivoco "wait here until green light shows".

Però non posso, da cittadino attivo, non pormi una domanda: e se la lampadina del verde si è fulminata? Statisticamente ogni tanto accadrà. Ecco si, domani mando una mail suggerendo un nuovo, ultimo cartello, "aspettare qui fino a che non appare la luce verde - solo in caso di semaforo funzionante".

PS: instruction, così come instruct, instructor e affini derivano tutti da instrŭĕre (instrŭo, instrŭis, instruxi, instructum, instrŭĕre)