Monday 28 November 2011

Friday

Friday e' il giorno della settimana in cui, al lavoro, ci si veste casual, perche' agli Inglesi piace avere delle regole anche per infrangere le regole.

Friday e' il giorno in cui le cose possono andare molto male, ed in quel caso si parla di Black Friday, perche' e' un giorno nerissimo.

Friday e' l'ultimo giorno lavorativo per gli impiegati che lavorano 5 giorni a settimana, e se Leopardi fosse vissuto oggigiorno, probabilmente avremmo Il Venerdi' del villaggio.

Friday, letteralmente, e' il giorno di Frigga, moglie di Odino, protrettice delle coppie. Un po' come il nostro Veneris dies.

Friday e' il giorno in cui in Italia esce Il Venerdi' di Repubblica.

Last Friday per Nemo non non e' stato just another, ordinary, Friday.

Il Venerdi' di Repubblica, a pg 17, ha dedicato la rubrica BarWeb curata da Marco Filoni a Sayagainplease.

A sincere thanks to him and a warm welcome to all new readers.

Please get on board, join the crew and enjoy the journey!

Sunday 27 November 2011

Calculator

"Politici e manager senza visione del futuro hanno trasformato l'Italia in una colonia industriale. Per recuperare terreno occorre una politica economica orientata verso uno sviluppo ad alta intensità di lavoro e di conoscenza."

Questo recitava la copertina di un libricino che lessi anni fa: La scomparsa dell'Italia Industriale pubblicato da Einaudi nel 2003 e scritto da Luciano Gallino.

Descrive, in maniera asciutta ed efficace, come le piu' grandi realta' industriali italiane, chimica, aeronautica, automobilistica ed informatica, non siano riuscite nonostante ottime idee o posizioni di mercato importanti a rimanere tali, a non disperdersi in realta' minori, a mantenere l'avanguardia tecnologica.

Parole scritte un decennio fa e di (non?) sorprendente attualita' se si pensa a cosa sta succedendo a Finmeccanica.

A questo libro ho pensato sabato scorso, visitando il Museo del Design di Londra, quando, tra un'iconica cabina del telefono inglese ed una ecologica sedia in cartone, ho visto esposta una calcolatrice portatile Olivetti, la Divisumma18.

Uscita nel 1972 e progettata da Mario Bellini, la Divisumma18, di cui onestamente non conoscevo l'esistenza, era, come sottolineava con giusto orgoglio una pubblicita' del tempo trovata in rete, uno strumento portatile (anche se non delle dimensioni cui potremmo pensare oggi) che permetteva il calcolo delle somme, sottrazioni, divisioni e moltiplicazioni "piu' difficili".

Non era la prima calcolatrice elettronica: Sharp, Sinclair, HP ed altri erano nello stesso mercato, ma la calcolatrice Olivetti aveva anche un'attenzione al design che oggi e' un'idea banale e diffusa per la progettazione di un computer ma che in una calcolatrice degli anni '70 trovo davvero pioneristica.

Con le parole del MOMA: "Bellini was able to link the necessities of the developing electronics industry to contemporary visual culture by emphasizing tactile qualities and taking advantage of the expressive possibilities of such new materials as plastic. Bellini made industrial products desirable by injecting into his designs subtle anthropomorphic references, which stimulate emotional responses. Plastic, leather, or rubber, for example, may have the sensual properties of human skin."

Calculator e' legato, come si puo' facilmente intuire, al latino calculus/calculare. Piu' interessante ricordare, almeno a me, che calculus deriva da calx, calcis (la calce), indicando immagino piccoli sassolini di calce con cui si tenevano i conti. Portatili anche loro alla fine. :)

Monday 7 November 2011

Shrink

- “Sono incinta. Tra 9 mesi sarai padre!”
- “Cara e’ bellissimo ma potresti provare a farcela in 8?”

"Questa potrebbe essere la risposta di un project manager alla sua compagna" pensavo qualche mattina fa, percorrendo il tratto tra il parcheggio e l'ufficio, con la mente gia' concentrata su come riuscire a completare le pressanti scadenze lavorative del momento.

In effetti, come i piu' attenti avranno dedotto dalla mia latitanza, in questo periodo il lavoro richiede molto impegno, tanto da quasi azzerare il tempo libero. Il progetto ed il ruolo sono interessanti per cui la motivazione e' alta ma comincia ad esserlo anche la fatica; meno male che il nono mese non e' lontano! (Onestamente, ci avevamo provato anche in otto ma non ce l'abbiamo proprio fatta)

In questo periodo quindi, la domanda che si poneva un paio di settimane fa la rubrica The Shrink and the Sage del domenicale di FT Is it important to work? non poteva non attirare la mia attenzione.

La rubrica e' un simpatico divertissement, ed il titolo la scusa per questo post... infatti che sage voglia dire saggio, anche se non lo si sa, per assonanza ci si arriva, ma shrink?

Siccome ognuno ha la cultura che si merita, a me la prima cosa che e' venuta in mente e' stata "Honey, I Shrunk the Kids" - Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi. Ma allora shrink sarebbe un verbo (shrink shrank shrunk) mentre in questo caso e' un sostantivo. La soluzione pero' non e' lontana perche' sempre con restringere, comprimere e strizzare ha a che fare, infatti Shrink, come sostantivo, e' la versione corta di headshrinker, strizzateste, o come preferiamo noi italiani, nell'ottimistica assunzione che ogni testa contenga un cervello, strizzacervelli.

UK e gli shrinks hanno un collegamento prestigioso tra l'altro. Ho da poco scoperto che a Londra trovo' rifugio, in fuga dal nazismo, il primo strizzacervelli della storia, Sigismund Schlomo, detto Sigmund, Freud. La casa in cui alloggiava adesso e' un museo, e c'e' un sito web, in cui si puo' vedere anche il famoso divano di cui il sito racconta non senza un certo involontario umorismo che e' remarkably comfortable.

Dubito che ci si possa avvicinare al lettino, ma sarebbe il posto piu' adatto dove leggersi l'articolo appena citato visto che proprio Freud cita, riportando: "the compulsion to work is created by external necessity" frase spiegata dal giornalista come: "The imperative to work springs from practical demands not immutable psychic needs".

Insomma "il lavoro paga le bollette" piu' che "il lavoro nobilita".

Tesi pragmatica ed un po' malinconica, molto d'attualita', che potrebbe forse essere riscritta, pensando a Maslow ed al buon senso, che si, il lavoro nobilita, ma solo dopo aver pagato le bollette!