Chi segue da un po' questo blog, si ricordera' forse che l'anno scorso ho raccontato di un
corso di formazione che stavo facendo.
Il corso, per manager in erba, era moderatamente impegnativo: dieci giorni lavorativi distribuiti su alcuni mesi con homeworks intermedi e due assignments finali con un punteggio minimo da superare.
Essendo andato tutto bene, quest'anno sono stato selezionato insieme ad altri colleghi per partecipare ad una serata aziendale, una cena-cerimonia di celebrazione dello studio che si e' svolta venerdi scorso.
Una serata autocelebrativa di questo tipo, in cui ci sono un sacco di persone da premiare, corre il rischio di essere terribilmente noiosa, ripetitiva; gia' lo sono gli Oscar o i telegatti (ammesso che esistano ancora!), figuriamoci le cerimonie aziendali.
Invece devo ammetttere che sono stati bravi. Sono riusciti a mantenere la serata piacevole pur ottemperando alla necessita' intrinseca di lunghe sequenze di premiazioni, raramente emozionanti anche per l'interessato di turno. Anche il filmatino "markettaro" dell'orgoglio aziendale e il discorso del guest speaker, un Ministro che ha il suo bacino elettorale nella zona, sono scivolati via con leggerezza tra una portata e l'altra. (Nota a margine: solo in UK si puo' offrire come main course ad una cena di gala petto di pollo arrosto con contorno di broccoli e patate lesse. Vabbe'.)
Nemo e' salito sul palco due volte, la prima diciamo pure meritatamente (fosse solo come ricompensa di quel we di sole che giugno scorso mi passai a casa faticando sull'assignement), la seconda per pure fortuna: come tutte le cene di gala, almeno quelle del mio immaginario perche' era la prima a cui partecipavo, su ogni sedia avevano fatto trovare una busta per la beneficienza. Per incentivare la donazione vi hanno associato un'estrazione a sorte tra i donatori che, sorpresa!, mi ha visto vincitore: un pranzo per quattro nello stesso albergo. (Oddio...altro pollo?? :D).
Benche' ci sia stato un lavoro di squadra il merito della serata e' stato anche della brava compere.
Compere ['kɒmpεː], o piu' correttamente compère con l'accento grave perche' e' una parola di derivazione francese, indica il maestro di cerimonie. Compère deriva dal latino cum pater, attraverso la sua francesizzazione con-père, col significato di padrino (anche se oggi padrino in francese si dice parrain). E' interessante notare che esiste anche la parola commère, da cum mater. Ma mi sa che il maestro di cerimonie resti compere anche se donna, o almeno cosi' lo era nel mio caso.
Insomma anche la recognition of learning e' stata per Nemo un'occasione di learning. Kaizen forever! :D
chicken and GREENS....cosi', generici...identificati solo per il loro colore...poveriniiiiii
ReplyDeleteSuperato l'equivoco del titolo (pensavo che il post vertesse sullo shopping, pensa un po'...), ho imparato (e te ne ringrazio) che "compere" indica il maestro di cerimonie.
ReplyDeleteMa sapevi che da "cum pater" è derivato anche il termine compare che nell'Italia meridionale indica il padrino?
(al femminile commare)
anch'io leggendo mi aspettavo saltasse fuori qualcosa tipo caccia allo smoking per il grangala' :)
ReplyDeletebut nothing COMPARES to chicken'n broccoli :)
ieri ho musicalizzato a monaco per la seconda volta..mi sto facendo un nome ;)
stripedcat -> poverino me! :D
ReplyDelete"chicken and greens"? non sapevo si dicesse cosi', grazie!
Laura -> eheh...l'equivoco del titolo era un po' voluto ;) compare e commare non ci avevo pensato. Molto interessante! grazie
Elisen -> complimenti, musicador(a?) :) Io sono cosi' spremuto dal lavoro che manco mi ricordo la strada per la scuola di tango :(
potrebbe anche essere salmone,su,come main course...
ReplyDeleteciao eli da cork
e complimenti per i premiii
e io che avevo letto còmpere, all'italiana, e mi aspettavo un post sullo shopping! ;PPP
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