Friday 5 August 2011

There is no I in team



There is no I in team, una bella frasina che mi insegno' una collega inglese quando ancora lavoravo in Italia, andrebbe incisa su una placchetta e consegnata, con voluta solennita', al momento dell'investitura di capi e capetti affetti da ego eccessivo.

Adesso pero' il capetto sono io: da ingegnere hands-on che si confronta con il debugging di software o con le insidie della manipolazione di grandi quantita' di dati, sono mutato in uomo-meeting che si deve destreggiare tra il caledario di outlook e una presentazione powerpoint.

Pero' questa e' anche l'occasione per applicare ad un progetto decisamente challenging (parolina molto gettonata da queste parti) i concetti appresi al corso per piccoli manager: delegare, motivare, pianificare, comunicare, il tutto senza perdere di vista il "delivery on time" un compito, quest'ultimo, rilassante come per un pizza express far arrivare a destinazione la pizza ancora calda nell'ora di punta, sotto la pioggia e con l'unica strada percorribile bloccata causa lavori.

E poi cercare di farlo in una approccio attento al team, che individui ed esalti i punti di forza dei singoli ma provi anche a rimediarne o limitarne le mancanze, e proponendo un approccio coinvolgente e collaborativo che motivi i membri del gruppo a percorrere il fatidico extra mile (altra parolina molto gettonata).

Collaborativo e coinvolgente, certo. Ma non consociativo, perche' come mi ha insegnato recentemente un altro collega inglese: There is no I in team, but there is an M and an E!

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