Che la legge non sia proprio uguale per tutti, nonostante l'opposto sia assicurato a chiare lettere nelle aule di tribunale (e chissà se ci sarebbero gli estremi per una causa per pubblicità ingannevole) penso sia una verità con cui ognuno si sia prima o poi, in maniera diretta o indiretta, confrontato. Però che anche la legge elettorale non fosse uguale per tutti, questo non me lo sarei mai aspettato.
Giovedì scorso mi sono arrivate dal Consolato di Londra le schede elettorali ed ho scoperto che, noi votanti nelle circoscrizioni estere, possiamo esprimere delle preferenze sui candidati. Da noi la legge n. 270 del 21 dicembre 2005, altresì familiarmente nota come "il Porcellum", non si applica, bensì abbiamo una legge elettorale ad hoc.
E qui, azzardando una disamina etimo-sociologica per la quale evidentemente non ho i titoli, secondo me ci sarebbe da dirla lunga sul fatto che il termine sia diventato, per quanto pessima nelle intenzioni e nei fini possa essere la legge stessa, tanto popolare e che un intero Paese, classe dirigente in testa, accetti, seppur con sarcasmo, di riferirsi ad essa, una delle leggi fondanti della sua democrazia, quella elettorale appunto, con la parola "porcellum" e poi si fermi lì, senza fare niente, come se la sola appellazione negativa avesse delle proprietà traumaturgiche o limitasse le responsabilità di chi non fa niente per cambiarla avendone i mezzi. Insomma non riesco ad immaginare che gli Inglesi, ancora, classe dirigente in testa, potrebbero per anni accettare di avere una "piggy electoral law" e magari riderci su. Chiusa parentesi, altresì familiarmente noto come pippone.
Così ieri sera, mentre il mio omonimo atmosferico purtroppo imperversava su New York, mi sono dedicato a più miti attività, con accanto solo una tazza di tea, l'inciso è per gli affezionati, ovvero spulciare i candidati delle liste papabili. Esercizio lungo, perché colpevolmente non mi sono informato fino ad ora sui candidati, in certi casi frustrante, visto la pochezza di materiale in rete su alcuni, in altri deludente vistone la qualità.
Preference come si può facilmente immaginare, vuol dire preferenza, e la somiglianza è dovuta ancora una volta, nell'origine latina: praeferre (præfĕro, præfĕrs, prætuli, prælatum, præfĕrre), portare avanti.
E, visto che la preferenza sposta il potere decisionale nella direzione del cittadino, dopo la campagna "Il Natale a Natale" e "Conosci i tuoi diritti" (commerciale versione mestamente contemporanea del più salvifico Conosci te stesso), posso sicuramente portare avanti l'idea che "Preferisco la preferenza!"
noi e le ragazze
1 week ago
guardavamo proprio oggi le schede con alcuni compagni expat e proprio oggi volevo scriverti per dirti: ma hai visto che danni che fai??sintonia?buona serata!
ReplyDelete...direi connessione (tanghera) ;)
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