Wednesday, 14 December 2011

Deb(i)t

Tra pochi giorni rientro in Italia per le ferie natalizie e visto che da li' - per la intrinseca ragione sociale del blog, direi - tradizionalmente non scrivo, questo e' l'ultimo post dell'anno.

Non che cio' voglia dire molto: il tempo e' un continuum che abbiamo solo per comodita' suddiviso in pacchetti regolari, e tra due settimane non sara' cambiato niente (a parte qualche scontato chilo in piu' e qualche ancor piu' scontato buon proposito di cominciare una vita piu' sana nei giorni a seguire).

Pero' come si fa a sottrarsi al giochino del guardarsi indietro cercando di racchiudere in un personaggio, un movimento, una parola tutto l'anno passato? Ed allora mi sono chiesto quale potesse essere la parola piu' rappresentativa di questo 2011.

Ho pensato a Royal wedding, all'evergreen eurosceptics o, piu' drammaticamente, alla gia' dimenticata Libya's war ma alla fine ho scelto debt, debito. Anzi debt e debit, perche' in inglese ci sono due parole legate al debito.

Entrambe derivano, senza neppure scostarsene tanto, dal latino debitum (participio passato di debere, declinato dēbĕo, dēbes, debui, debitum, dēbēre). Ma per far luce sulla differenza tra loro, che non mi era per niente chiara, sono ricorso al mio personal panel di colleghi; siamo arrivati a concludere che:

- debt (pronunciata det - silent b) e' sicuramente il sostantivo§ da usare quando si parla di debito (personale o di un Paese) ed in effetti basta aprire un giornale che si legge di greek debt, government debt, Italy must restructure its debt etc...

- debit e' invece principalmente usata come verbo (to debit a customer's account), e come sostantivo (opposto a credit, nei bilanci) ed in 'debit card' (il bancomat).

La parola debito tra l'altro non e' buona solo per rappresentare il 2011, e' anche di stretta attualita': secondo un articolo di FT che cita Scroogenomics, il 30% delle spese di Natale sono pagate con carta di credito (ovvero, a debito) e non prima di fine Febbraio (immagino la statistica si riferisca agli Stati Uniti e sia meno applicabile all'Italia, dove, almeno per gli impiegati, la tredicesima dovrebbe aiutare a coprire queste spese).

Ma vale la pena indebitarsi per i regali di Natale?

Cosi' come sulle etichette dei vini e degli alcolici (almeno qua in UK) si consiglia "please drink responsibly", su quelle dei vestiti o sulle vetrine dei negozi, potremmo scrivere "please buy responsibly". Forse troppo provocatorio e scioccante per la nostra societa' dei consumi (natalizi)?

Saturday, 10 December 2011

Friendly

Friendly: amichevole; da friend, amico. Semplice no? Parola semplice e calda come il supporto di un amico.



Ed allora come mai sull'involucro del mio tuna sandwich c'e' un bollino, non casualmente blu, con scritto tuna friendly?



No, dico, mica sustainable fishery (pesca sostenibile) o line-caught (pesca con l'amo). No, no, proprio tuna friendly, amichevole con i tonni.



Proprio vero, dai nemici mi guardo io, dalle interessate manipolazioni linguistiche del marketing mi guardi Iddio ;)



Friday, 2 December 2011

Pint

Sono diversi anni che si sente parlare di crisi della carta stampata.

Immagino ci si riferisca ai quotidiani perche' per quanto riguarda la risme di carta A4 credo non ci sia mai stata cosi' tanta richiesta come da quando sono stati inventati i computer!

Freddure a parte...Per arginare la diminuzione di copie, sono state provate diverse soluzioni: sono stati portati i quotidiani nelle classi, sono stati organizzati giochi a premi (personalmente iniziai a leggere Repubblica giocando con i compagni di classe a Portfolio, per chi se lo ricorda), ma soprattutto sono stati introdotti gli allegati.

Lettore, non ti interessa il nostro quotidiano? Che ne pensi del nostro quotidiano e di una videocassetta? Oppure del nostro quotidiano piu' un bel magazine a colori? O il primo numero dell'enciclopedia della storia/filosofia/architettura/pittura?

Mi sa che anche in UK ci sia lo stesso problema. Solo che si tende ad andare un po' piu' sul pratico.



Pint, una di quelle incomprensibili unita' di misura che piacciono tanto agli anglosassoni, e' un ottavo di un gallone, 0.568 litri per la precisione.

Pero' pint e' anche una figura retorica (azzardo una metonimia) per birra e quindi "to go for a pint" suppone andarsi a bere una birra e non qualcos'altro.

Interessante notare che dell'etimologia della parola pint si sa solo che deriva dal francese antico pinte; per il resto, l'origine e' incerta. Si sara' persa anche lei nei fumi dell'alcohol...