Sunday, 27 February 2011

Gloucester



Due delle strade principali di Bristol sono Whiteladies Road e Gloucester Road.

Whiteladies Road, la strada delle bianche signore, vivace di giorno ma ancor piu' di sera ricca com'e' di clubs e pubs, separa (o forse dovrei dire unisce) due zone residenziali molto ambite, Clifton e Redland, caratterizzate da deliziose case vittoriane e georgiane, da costose scuole private e da allettanti vetrine di ottime delicatessen. Il nome della strada pare risalga all'800 e derivi dal nome di un pub, il Whiteladies Inn; una spiegazione talmente appagante lo stereotipo da farla apparire costruita ad arte!

Gloucester Road, strada piu' popolare e con una genuinita' senza filtro, e' densa di negozietti di ogni sorta, dal charity shop al take away, dal fiorista al riparatore di pc, pur ospitando anche lei pubs e ristoranti. Per Gloucester road, supporne l'origine del nome, e' piu' immediato e meno dubbio: e' la strada che porta a Gloucester.

Visto che ho gia' citato Gloucester 6 volte con questa (includendo il titolo) una domanda sulla pronuncia ci sta tutta: come l'avete letto? Gloster vero? Ah ecco, bravi, mica sarete come me che, appena arrivato, pensavo non senza una certa soddisfazione per aver riconosciuto il dittongo ou "di house", che si pronunciasse Glaucester quando invece ero semplicemente cascato nel primo di tanti ostacoli linguistici...

Ieri, per puro caso, cercando tutt'altro, ho scoperto che Gloucester Road e' anche un gruppo funk/rock di Bristol dalla musicalita' piacevole e "catchy".


Particolare curioso per un italiano emigrato a Bristol e' che al loro album di esordio "You are not mine" ha contribuito anche una ragazza italiana. Un po' di ricerca on line mi ha portato a due suoi brani che risuonano di rilassate atmosfere nordiche.

Bristol anche terra di musicisti in fuga?

Tuesday, 15 February 2011

Evergreen



Questo blog dovrebbe parlare di curiosita' linguistiche e culturali inglesi ma, oggettivamente, in questo periodo, come si fa?

Neppure il piu' fantasioso sceneggiatore avrebbe potuto pensare ad una involuzione politica come quella italiana.

In compenso le reazioni degli imputati alla richiesta di dimissioni da parte della pubblica opinione sono sempre le stesse:



Da "Signore e signori, buonanotte", 1976.

35 anni fa, giusto per ricordare come certi atteggiamenti siano dei veri e propri evergreen!

Thursday, 10 February 2011

One



One, 1, uno, l'Uno.

L'Uno mi ricorda i primi contatti, da adolescente al liceo come per tanti, con la filosofia.

Mi ricorda Platone, con il suo mondo delle Idee, e l'Uno principio primo che le genera. L'Uno al di sopra dell'essere, l'Uno come essenza stessa del Bene.

Oppure Pitagora, per il quale l'uno, questa volta tornato alla minuscola, alla sua essenza matematica, era l'unico tra i numeri a poter generare il pari dal dispari ed il dispari dal pari.

Duemilacinquecento anni fa circa. Facendo una media di una nuova generazione ogni 25 anni, 100 generazioni fa, tonde tonde. Alla fine neppure tantissimo.

Si era partiti bene...come ci siamo arrivati invece in mezzo a tutto questo? Voglio dire dalla φιλοσοφία, dall'amore per la sapienza a...Uan (piu' che lui i suoi derivati)? E soprattutto possiamo tornare indietro?

Aux armes (culturelles), citoyens!

Thursday, 3 February 2011

Rotten



Ho incontrato rotten anni fa, quando l'insegnante d'inglese, anzi di americano essendo lei di San Francisco, ci faceva vivisezionare i film.

Uno di questi, una brillante commedia degli equivoci con due simpatici impostori, Steve Martin e Michael Caine, si chiamava per l'appunto Dirty Rotten Scoundrels. Per quanto ricordo godibilissima: non posso che consigliarvela.

Rotten, aggettivo in quel caso utilizzato nel senso di corrotti, puo' essere anche usato, piu' informalmente e per estensione, per qualcosa di fisicamente marcio, tipo "rotten eggs". Oppure per indicare qualcuno che non sa fare bene qualcosa come in "you are a rotten cook" od infine col significato di indisposto, ammalato.

"You feel rotten now, don't you?" mi ha detto martedi scorso, aprendosi in un empatico sorriso, una giovane dottoressa non senza avermi chiesto prima, questa volta con tono e sguardo vagamente complice e pronto, nel caso, ad accondiscendente comprensione "What have you drunk yesterday?". No guardi, sono italiano, piu' che bere mi piace mangiare. Ho bevuto solo acqua. In compenso ho vomitato quattro volte in sei ore.

Beh, la prima parte della risposta non e' stata mai pronunciata, stavo troppo male per potermene uscire con risposte sarcastiche, ma il resto e' tutto vero.

Fatto sta che per tre giorni me ne sono rimasto a casa, steso da un virus intestinale, accudito dalla preziosa little Italy (piu' qualche collega) subito mobilitatasi, offrendo una fondamentale rete di soccorso e sicurezza.

Adesso dopo questi tre giorni di quasi ascetico digiuno passati tra letto e divano, tra computer, sms e dvd, siamo pronti a ripartire.

La prima influenza del 2011 e' stata archiviata!