Dopo un mesetto di pigra latitanza dalle pagine del blog, visto che l'ultima volta parlavamo di cibo, propongo, in onore alla continuità linguistica, di ripartire da paste.
Continuità un po' artificiosa però, perché non di sfogliatelle, colorati bignè o voluttuosi cannoli parliamo, anche perché qui a Bristol di pasticcerie se ne vedono ben poche (ad esclusione di un buon franchising dal nome francofono). Il paste di cui vorrei parlare non è quello che di solito si accoppia con la crema, bensì con il copy.
Oddio, qualche cosa anche questo paste (o meglio to paste, come verbo) ce l'ha in comune con le paste, perché l'incollaggio avviene pur sempre con una pasta, anche se adesiva. Ed anche la parola stessa, dice il dizionario etimologico on line, deriva dal francese paste, oggigiorno pâte, e dal tardo latino pasta (ed a questo punto immagino, qualche latinista nei dintorni?, dal latino pastus), attestandosi con il significato di pasta collosa solo nella metà del quindicesimo secolo.
Questa settimana c'è stata una camminata per sensibilizzare le persone ad uno stile di vita più sano. Nemo, che si ritiene già consapevole della teoria, si è risparmiato la messa in pratica del concetto, ma un'amica che invece ha partecipato all'evento, mi ha fatto notare una curiosità sul volantino dell'evento.
Insomma, grazie ad un frettoloso copy/paste, anche gli obesi possono continuare a mangiare tutte le paste che vogliono!
noi e le ragazze
1 week ago